Doveva essere un’avventura e un’avventura lo è stata. Meno male che abbiamo ascoltato il rifugista e siamo partiti la Domenica con tutta calma direttamente dal rifugio per salire la Bramani Oppio al Corno di Salarno; il sabato invece siamo saliti ( in teoria, in pratica potrebbe essere un mix di vie su quella parete) su Soldato Blu, questa volta al Cornetto di Salarno (6c, 600 metri, RS 3/4).

Giuseppe sul tiro di 6c di L8 di Soldato Blu, protezioni a 6/7 metri di distanza....
Giuseppe sul tiro di 6c di L8 di Soldato Blu, protezioni a 6/7 metri di distanza….

La Bramani Oppio fa respirare un alpinismo d’altri tempi, dove l’avventura fa da padrone al tutto. Su 800 metri di via 7 chiodi: facilissimo perdersi.

E così pronti, partenza e via. Sveglia alle 4 e 30, alle 5 e 10 siamo fuori dal rifugio e subito ci stacchiamo dal sentiero verso lande ignote ai più, ovvero lungo il vallone che scende dalla Vedretta di Salarno, un luogo inesplorato e per gli escursionisti inaccessibile: non vi sono sentieri infatti che portano lì. Un labirinto di sassi ci aspetta.

Arriviamo alle 6 e 45 davanti alla parete, proprio alle prime luci, in tempo di vedere questa Big Wall nel pieno della sua maestosità.

valle del Corno di Salarno
valle del Corno di Salarno

Nella relazione la via parla di III e IV come primi tiri, ma ci accorgiamo di avere davanti un muro che diventa quasi subito verticale ( una nota nella relazione spiega infatti che in assenza dello zoccolo nevoso c’è un tiro di V- da fare).

Ci guardiamo l’un l’altro. Tocca a me: si parte. Il primo tiro ci porta subito sotto il diedro di V-. Sosta e poi riparto sempre da primo…. Non mi ricordavo che i V- fossero così difficili, eppure la via di 6c del giorno prima ci avrebbe dovuto dare un’idea del grado della valle… Alpinismo d’altri tempi, gradi d’altri tempi…

Finisco il diedro. Mah saremo già a 70 metri, com’è possibile che con la neve tutta questa parte di parete venga ricoperta?

dopo 200 metri di via
dopo 200 metri di via

Parte Beppe e subito ci accorgiamo cosa significa la dicitura R3, praticamente non ci si riesce mai a proteggere e le soste ogni volta ci occupano 10 minuti per raggiungere un risultato discreto. Si mettono talmente poche protezioni che non ha nemmeno senso procedere in alternata, Beppe farà 6-7 tiri di seguito, poi al tiro chiave, che non troviamo, tocca e me. Mi tocca aprire una variante che valuto VI: primi 5 metri verticali per poi leggero traverso a sinistra per imboccare un dietro che sale leggermente verso dx.

La cosa particolare di questo diedro è che a fianco aveva dei funghi di granito, e ci si poteva proteggere con dei cordini. Davvero bizzarro!!!

variante di VI grado
variante di VI grado con il sottoscritto al comando

Finita la variante arrivo su una cengia e fortunatamente capiamo di essere di nuovo sulla giusta via. Si riparte sempre con i tempi biblici di una via completamente sprotetta.

L’arrampicata è sempre divertente, godibile: abbiamo alternato scarpette di avvicinamento alle solite scarpette di arrampicata per non accusare il mal di piedi.

Unica nota dolente: nel 2019 una via del genere per noi ha poco senso, la via non è per nulla logica. Per trovare il facile devia drasticamente a destra e poi a sinistra e poi di nuovo a sinistra per poi andare di nuovo a destra. C’erano delle linee secondo noi su quello stesso grado percorribili e più logiche. ( ma forse tutto ciò è stato accentuato dal fatto che abbiamo sbagliato strada in più punti…)

Chissà, magari ci torneremo per aprire nuove varianti, anche se il tarlo di Tantrica (ED, 800 metri) lì vicino si è insinuato nelle nostre menti.

esile cengia erbosa
L’esile cengia erbosa della L16

Il lato psicologico ci ha accompagnato in tutta la via, “run out” di 10 metri dati dall’improteggibilità della via, cenge esili erbose. Ma roccia super compatta e con un grip pazzesco. Il granito della Val di Mello non si fa per nulla rimpiangere.

Ore 16 finalmente vetta, dopo un infinito mare di granito. Davanti il Pian di Neve in tutta la sua bellezza e l’Adamello come suo più grande Custode.

foto di vetta
foto di vetta

Ma non ci possiamo fermare, dopo un’ora mezza di ricerche finalmente troviamo le calate della via Zizioli, Franchini. In Cima infatti c’è neve e trovare le calate non si è dimostrato per nulla facile.

Ore 17 e 30 iniziano le calate.

inizio della calate
inizio della calate con sullo sfondo l’Adamello

Ore 21 siamo alla base della parete. Prima volta che faccio 800 metri di calate… Per chi vuole provare, basta andare al Corno di Salarno!

Ore 22 e 30 siamo al rifugio. Il rifugista Rino Ferri ci ha preparato un tagliere di salumi e formaggi. Insomma un finale assolutamente degno di nota.

Ore 7 del mattino seguente: forse è il caso di darsi una mossa per tornare al lavoro ( alle 13 in ufficio).

Relazione [Bramani-Oppio, Corno Di Salarno, V+, R3, 800 metri, TD]

Questa è una interpretazione personale della Bramani-Oppio al Corno di Salarno. Ahimè non siamo riusciti ad effettuarla interamente nella sua originalità. Non abbiamo trovato infatti il chiodo a pressione del tiro di V+, caratteristico della via. ( dicono che sia stato il primo chiodo a pressione della storia).

L1: alla base della parete in assenza di neve ( noi abbiamo fatto la ripetizione in data 15 Settembre) vi è la scritta Zizioli Franchini. Partire da lì e andare in direzione del diedro nero evidente proprio sopra di voi che sale verso destra. Sosta a friend prima del diedro. [45 metri, IV-]

L2: prendere il diedro verso destra ( alla vostra destra a 5/10 metri da voi vedete gli spit delle altre vie). Percorrerlo e a 5 metri dalla fine sbucare a sinistra e fare sosta su un masso [30 metri, da relazione V-, secondo noi VI]

L3: aggirare a sx l’avancorpo che vi trovare davanti per circa 30 metri e sostare. [30 metri, II]

L4: traverso ascendente verso destra fino a quanto troverete una sosta a spit. Il punto di riferimento è un tettino di due metri diagonale ascendente verso sinistra. Dovete evitarlo salendo alla sua sinistra per poi sostare appena dopo [IV-, 30 metri, sosta a spit]

L5: traverso ascendente verso destra ben visibile fino ad incontrare uno spit, noi abbiamo continuato a traversare fino ad arrivare ad un diedro ascendente verso sinistra da cui colava acqua. [50 metri, III]

L6, risalire il diedro, inizialmente con due metri verticali poi più facile fino ad arrivare ad una cengetta vicino alla parete con un chiodo (sosta). [60 metri, IV+]

L7: traversare decisamente a sinistra in piano fino ad arrivare al diedro principale della parete, risalirlo per 3 metri e sostare [40 metri, cengia + 3 metri di III]

L8: traverso ascendente verso destra, si passa sotto un tettino di 3 metri e  noi per comodità appena dopo il tettino siamo saliti per 8 metri verticalmente fino ad una sosta a spit ( non della via Bramani Oppio). [50 metri, IV].

Riporto ora la relazione della via effettuata da noi.

L9: traverso orizzontale verso destra per ricongiungersi alla via. [60 metri, II]

non siamo soli sulla parete
non siamo soli sulla parete

L10: La relazione diceva che bisognava trovare a questo punto una placca liscia incisa da un’esila fessura (L9) per poi seguirla fino a saltini aggettanti di V+( tiro del chiodo a pressione). Noi non l’abbiamo trovata. Abbiamo proseguito per altri 40 metri in orizzontale su cengia. [40 metri, I].

L11: Dritti su per strapiombi facili e ammanigliati per 8 metri, poi traversino di due metri verso sinistra per poi prendere un diedro diagonale ascendente verso destra di 15 metri. Caratteristico il fungo di granito ad inizio diedro. Alla fine del diedro si arriva ad una cengia e sostare [40 metri, VI].

L12: traverso su cengia verso sx di 15 metri, ci ricongiungiamo alla via originale.

L13: (qui riprende la via). Si prosegue verticalmente su diedrino ( chiodo) che diventa presto placca, superarla e dirigersi verso destra su saltini aggettanti per poi rimontarli e proseguire per roccette fino ad una cengia [50 metri, V+]

L13 Bramani oppio al corno di salarno
L13 Bramani oppio al corno di salarno

L14: si sale a sinistra verticalmente, qui tanti chiodi ( praticamente gli unici della via), si rimonta il saltino verticale e si finisce in uno stretto camino che si può affrontare sia esternamente che internamente, alla fine chiodo. [40 metri, V]

L15: continuare verticalmente per roccette facili fino ad un’esile cengia [IV]

L16: traverso orizzontale verso sx, qui conoscerete il significato di esile cengia… fino ad arrivare ad una fessura inclinata verso sx.[60 metri]

L17: Prendere la fessura e al termine dei tetti risalire verticalmente il diedro. [IV, 40 metri]

L18 risalire andando leggermente verso destra i risalti che vi trovate davanti, non andare tutto a destra verso la cresta, ma stare al centro, sembra difficile ma una volta vicino ai risalti compaiono sia gli appigli che gli appoggi [V, 60 metri]

L19: tiro di raccordo fino alla base di un diedro fessura, a 10 metri dalla cresta di dx. [20 metri]

L20: tiro per noi mortale, salire per fessura fino ad arrivare sotto il diedro, io son salito andando verso sinistra perché sembrava più facile ed effettivamente lo era… preparatevi però ad un run out di più di 10 metri. La fessura infatti piano piano sparisce fino a rimanere solo placca. Traversare ora a destra appena spiana per rientrare nel diedro, fare ancora 5 metri e sostare.

Per renderla meno Psycho a mio parere arrivati alla base del diedro bisogna prenderlo direttamente, è strapiombante ma ben ammanigliato e sopra ci si può proteggere.

Nel primo caso IV+, nel secondo V [30 metri]

L20: sulla sinistra vi è un canalino, prenderlo fino ad arrivare sopra ad una cengia, percorrerla e sostare prima del canale di sfasciumi. [IV, 35 metri]

L21: salire il canale di sfasciumi per 30 metri e sostare[30 metri, III]

arrivo alla vetta del Corno del Salarno dalla bramani Oppio
arrivo alla vetta

L22 risalire per 50 metri fino alla vetta [50 metri, I.]

Discesa: scendere dalle calate della Zizioli-Franchini come abbiamo fatto noi ( soste a due spit con maglia rapida, peccato che i due spit non sono collegati…). Trovarle non è stato facile, ci abbiamo messo un’ora e mezza. Dalla cima, siamo scesi dal canalino discendente verso destra ( faccia a valle questa volta), lì si traversa facilmente (III grado) e si rimonta alla cresta. Si percorre tutto il filo di cresta e si giunge finalmente alla prima sosta di calata che si trova in prossimità dell’enorme diedro caratteristico della parete.

calate al buio
calate al buio, scelta saggia…

Oppure due calate dalla parete nord del Corno di Salarno, si arriva sul Pian Di Neve, si traversa fino al bivacco Giannantonj e per comodo sentiero di ritorna al rifugio Prudenzini

Materiale per la Bramani-Oppio: n.d.a. Doppia serie di friend fino al 2, un 3. A noi sono risultati molto comodi i Micro 0.1 e 0.2 serie BD. Nut inutili. Essenziali martello e chiodi ( noi ne avevamo 6).

Nel caso di calate dalla Zizioli Franchini, consiglio di aver dietro 4-5 maglie rapide. Quelle presenti in alcune soste non sono il massimo. E se non vi fidate… beh vi servono tipo 15 cordini d’abbandono per collegare le soste.

Bramani oppio Corno di salarno